La comunità educativa è autorizzata all’esercizio dal Comune di Padova con deliberazione in data 4/4/2016 con protocollo n. 95333 ai sensi dell’art. 22 della L.R.22/2002. Accreditamento istituzionale della struttura sociale : 5/12/2017 con protocollo n. 427086. (Leggi la comunicazione ufficiale della Presidente).
La comunità può accogliere fino a otto ragazze adolescenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni con difficoltà familiari, di disagio sociale e di devianza.
L’accoglienza avviene dopo la presentazione delle singole situazioni da parte dei diversi servizi socio-territoriali, in particolare Asl e Tribunale per i Minorenni, con cui si mantiene uno stretto rapporto di collaborazione e di verifica.
Le ragazze sono seguite da educatori qualificati e in formazione continua. Gli educatori lavorano in équipe con la collaborazione di consulenti esterni con competenze psicologiche, psichiatriche ed educative. I consulenti verificano l’efficacia e la sinergia d’intervento delle diverse strategie educative messe in atto.
Tra le risorse a nostra disposizione ci sono anche volontari e tirocinanti, sia di scienze della formazione che di psicologia, grazie ad una collaborazione con l’università di Padova.
Si privilegia uno stile di vita di tipo familiare improntato al sostegno e alla collaborazione nonché alla valorizzazione della vita di gruppo.
L’équipe educativa, per scelta di metodo ed inquadramento teorico, lavora con la famiglia d’origine per un recupero delle risorse genitoriali e per una continuità affettiva tra minore e famiglia.
Per ciascuna delle minori l’équipe educativa elabora un progetto educativo individualizzato (PEI) in base al progetto quadro dei servizi invianti.
La comunità fa parte del Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza (CNCA) e collabora con altre agenzie educative (centro universitario, Azione Cattolica, Caritas, Centro Aiuto alla Vita, scuole, associazioni sportive).
ACCOGLIENZA:
I Fase: il primo contatto avviene telefonicamente con la responsabile educativa, che raccoglie la domanda del servizio inviante e fa una prima valutazione sulla possibilità dell’inserimento. La valutazione viene fatta in base alle caratteristiche della richiesta e al numero delle minori già accolte; si chiede una prima relazione per avere gli elementi necessari per valutare la possibilità dell’inserimento.
II Fase: viene concordato un incontro con l’assistente sociale, che illustra la situazione della minore ed esplicita il progetto per l’inserimento.
III Fase: la responsabile presenta la richiesta all’équipe educativa affinché valuti l’inserimento. Si valuta come la minore potrebbe inserirsi all’interno di uno dei gruppi, le risorse della comunità effettivamente disponibili in quel momento, etc.
IV Fase: fatte queste considerazioni, la responsabile inizia i contatti per creare i seguenti presupposti per l’inserimento:
- Conoscenza della minore, che visita la comunità insieme all’assistente sociale. Durante questo primo incontro la minore può vedere la comunità, le vengono presentati lo stile di vita e le regole di massima. È un momento molto importante, perché la ragazza ha la possibilità di rendersi conto del luogo dove potrebbe vivere, di fare chiarezza sui motivi del suo inserimento in comunità e conseguentemente di dare il proprio assenso anche parziale al progetto;
- Se la minore si dimostra sufficientemente disponibile, in un altro incontro si puntualizza con l’assistente sociale il progetto (obiettivo generale, tempi, accompagnamento terapeutico, contatti con i familiari o altre persone legate alla minore, possibili rientri a casa) e lo si presenta alla ragazza;
- Se sono presenti familiari o altre persone significative, si organizzano degli incontri anche con loro per definire la loro interazione con la comunità. Questi incontri determineranno la rete relazionale della minore rispetto al contesto di origine, rete che si arricchirà con le nuove conoscenze che la minore potrà fare presso la comunità. La famiglia, nei casi in cui possa essere considerata una risorsa, entrerà a far parte del progetto.
Svolti questi incontri si può decidere la data di ingresso.
COLLABORAZIONE E VERIFICA:
Il progetto della minore viene monitorato periodicamente da un’équipe che include la partecipazione del servizio inviante, la responsabile educativa e l’educatrice di riferimento. Se la minore viene seguita nell’aspetto psicologico da un terapeuta esterno, si richiede anche la sua presenza.
EQUIPE:
L’équipe si incontra settimanalmente per trattare questioni di tipo organizzativo o inerenti ai progetti delle ragazze. La formazione interna dell’équipe è fatta di momenti periodici di supervisione e consulenza sulle situazioni tenuti da collaboratori esterni.
Il lavoro in équipe è considerato dalla comunità un aspetto molto importante. Attraverso un confronto costante sulle problematiche educative e relazionali è possibile raggiungere e monitorare l’unità educativa che contiene e rassicura le ragazze.
TIROCINANTI:
Gli studenti che sono interessati al tirocinio prendono contatti telefonici con l’educatore referente della comunità. Dopo un colloquio per capire le motivazioni, i tempi e le modalità di tirocinio, elaborano il progetto di tirocinio.
Il percorso fatto sarà verificato periodicamente dal tutor della comunità; è auspicabile che il tirocinante tenga un diario di bordo per appuntare sensazioni, problemi, domande utili per la verifica in itinere. Sarà preoccupazione del tutor della comunità prevedere che il tirocinante possa partecipare e conoscere i vari momenti della vita comunitaria con le ragazze, gli educatori e i servizi sociali.
VITA DI GRUPPO:
Lo stile della comunità si avvicina a quello di una famiglia. I momenti dei pasti rappresentano l’occasione per fermarsi e raccontarsi. Le ragazze sono impegnate in attività di studio o lavoro e collaborano nella gestione della casa (pulizie, acquisto dei generi alimentari, preparazione dei pasti). Essendo un luogo di vita per molte persone, vi sono delle regole di base che tutte le ragazze sono chiamate a seguire. Le regole riguardano l’uso del cellulare, il fumo, gli orari di uscita e rientro, le visite di parenti o amici. Il rispetto delle regole consente di “stare” nel rispetto di sé e degli altri.
La routine quotidiana viene interrotta nel corso dell’anno da qualche momento più piacevole e divertente (un’uscita di gruppo al cinema, alla sagra paesana, in piscina) o da uscite più lunghe per visitare qualche luogo e condividere con gli educatori momenti e spazi diversi. Con questo spirito sono pensate anche le vacanze estive: periodi di pausa per stare insieme, conoscere luoghi nuovi, vivere momenti di “straordinarietà”.
Tale concetto di straordinarietà va ampliato: sulla base di alcuni riferimenti teorici (in particolare Bertolini P. Baronia L. “Ragazzi difficili. Pedagogia interpretativa e linee di intervento”), come comunità abbiamo scelto di offrire dei momenti “fuori dal normale” in cui le ragazze possono sperimentarsi nelle loro capacità e risorse da spendere durante una vacanza, una gita o durante degli stage pratici che le impegnano durante l’estate. Crediamo infatti che vivere alcuni momenti straordinari, all’interno della routine quotidiana, arricchisca e soprattutto stimoli e motivi la vita di tutti i giorni.
Crediamo nell’educazione al bello della natura e della cultura; ci piace che le ragazze conoscano il brivido legato al pericolo perché questo le costringe a fare i conti con la realtà di una situazione imprevedibilmente nuova e delle infinite possibilità di divertimento che esistono senza la ricerca dello sballo artificiale (fumo, droghe e alcol, discoteche.). Ecco perché nel corso degli anni abbiamo proposto attività in cui l’adrenalina è andata ‘a mille’, capovolgendo per un attimo il loro consueto modo di stare e pensare: abbiamo fatto rafting, durante una vacanza in Puglia ci siamo tuffati tutti da una scogliera difficile da raggiungere (tutte situazioni comunque controllate); ci siamo adattati ad ambienti “rustici” e presi cura di uccellini feriti. Sono esperienze di gruppo e come tali possono unire quanto dividere, per poi ancora unire. Inoltre, sulla base di una richiesta delle ragazze di investire il tempo estivo in attività concrete, viene proposto di fare degli stage o del volontariato per sperimentare le proprie capacità ed i propri interessi, impiegando tempo, energie in un approccio che le proietta nel mondo del lavoro.
FAMIGLIA D’ORIGINE:
L’inquadramento teorico della comunità è di tipo sistemico: il minore non è una realtà isolata ma fa parte di un contesto relazionale in cui sono presenti la famiglia d’origine, sia stretta che allargata, compresi gli amici, i possibili fidanzati con le loro rispettive famiglie o la scuola di provenienza. La comunità non ha come obiettivo lo sradicamento della minore. Vuole essere invece un tempo e uno spazio per distanziare la minore da situazioni conflittuali o non tutelanti, per cercare di dare nuovi significati alle relazioni con il mondo da cui proviene e che fa parte di lei. L’obiettivo è facilitare un ricongiungimento, ove possibile, promuovendo tutte le risorse presenti all’interno della famiglia, o almeno di consentire rapporti più distesi che abbiano una giusta collocazione all’interno del progetto di vita della ragazza.
VOLONTARI:
La presenza dei volontari è un elemento di arricchimento del contesto relazionale sia per le ragazze sia per gli educatori. La loro presenza discreta e vivacizzante accompagna e sostiene la vita comunitaria creando belle occasioni di confronto, di crescita e gratuità. Ogni volontario è chiamato liberamente a investire sé stesso con i suoi tempi, i suoi spazi e le sue peculiarità, concordando la sua presenza e la modalità con la responsabile.
All’interno della comunità si è creato un gruppo di volontari, supervisionati dalla figura di un educatore e di un consigliere referenti, che li incontra sia singolarmente sia tutti assieme per offrire un luogo di ascolto e supporto.
Progetto Educativo Individualizzato (PEI):
Il progetto educativo individualizzato viene elaborato dall’educatore referente della minore dopo un periodo di osservazione, in base al progetto quadro. Il progetto viene presentato alla ragazza e verificato con lei periodicamente e, quando la situazione specifica lo permette, si condivide tale progetto anche con la famiglia.
Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza (CNCA):
Dal 2003 aderiamo al CNCA. È un’esperienza che riteniamo importante come comunità per poter vivere un confronto, un dialogo e una formazione con altre realtà che si occupano di disagio sociale. Per maggiori informazioni si consulti il sito: www.veneto.cnca.it